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16   Influenza


                           Il contagio da persona a persona del virus H5N1 fu riportato come molto limitato in
                           personale sanitario e in familiari con contatto diretto con una persona infetta  (Katz
                           1999, Buxton Bridges 2000). Sebbene anticorpi H5 furono rivelati in questi gruppi,
                           indicando infezione con il virus, nessun caso di malattia grave fu riportato.
                           Questi sono solo alcuni dati che indicano il grado di infezione asintomatica o di
                           lieve malattia che avviene dopo infezione con le varieta’ altamente patogeniche di
                           virus aviario H5N1. Se le infezioni asintomatiche fossero frequenti, il 55% di
                           mortalita’ dei casi di malattia grave da H5N1 in esseri umani riportata fino al marzo
                           2006 (WHO 20060321)  sarebbe ovviamente meno allarmante. Tuttavia, questi
                           episodi potrebbero essere un’eccezione, almeno in certe circostanze. In uno studio
                           condotto in un villaggio Cambogiano con epidemie di H5N1 nel pollame e 4 casi
                           umani mortali, l’esame del sangue di 351  abitanti verifico’ l’assenza di ulteriori
                           infezioni, sebbene molti degli abitanti avessero avuto notevole contatto con pollame
                           infetto (ProMED 20060322.0893 e Buchy, comunicazione personale).
                           Fino ad ora, la malattia ha colpito prevalentemente bambini e giovani adulti. Dei
                           116 pazienti per i quali sono disponibili dati demografici sul website della WHO
                           dal dicembre 2003 fino al 9 febbraio 2006, il 50 % e’ di eta’ uguale o inferiore ai 16
                           anni, il 75% e’ di eta’ inferiore ai 30 anni e il 90% e’ di eta’ inferiore ai 40 anni
                           (Promed 20060211.0463). Le ragioni di questa distribuzione in relazione all’eta’
                           (rischio di contagio, documentazione della malattia non obbiettiva, problemi
                           intrinsici dell’ospite etc.) sono poco chiare. Ugualmente, non e’ noto se, e fino a
                           quale punto, la composizione genetica gioca un ruolo nella suscettibilita’ e nella
                           resistenza all’infezione da virus influenzale H5N1(Promed 20060216.0512).
                           E’ previsto che la prossima pandemia causi malattia in 2 miliardi di persone.
                           Proiezioni derivate da simulazioni ottimiste, modellate sulla pandemia mite del
                           1968, prevedono tra i 2 milioni e il 7.4 milioni di casi (WHO 2005b). Tuttavia, se
                           trasferiamo la mortalita’ associata al virus influenzale del 1918 alla popolazione
                           mondiale attuale, ci potrebbero essere tra il 180 milioni e i 360 milioni di decessi
                           nel mondo (Osterholm 2005).



                           Impatto individuale
                           Il destino di un individuo durante un’epidemia o una pandemia influenzale, e’
                           variabile. Si stima che circa la meta’  degli individui infetti non avranno sintomi
                           clinici. Tra gli altri, i sintomi variano da sintomi respiratori con febbre simili a un
                           raffreddore comune, a malattie febbrili che variano da mite a estenuante (Hoffmann
                           2006a), e che possono causare infermita’ in polmoni, cuore, cervello, fegato, reni, e
                           muscolatura  (Nicholson 2003).
                           Il decorso clinico e’ influenzato dall’eta’ del paziente, dal grado di immunita’
                           preesistente, dalle proprieta’ del virus, dal fatto che il paziente sia o no un fumatore,
                           da morbidita’ coesistenti, da immunosoppressione, e da gravidanza (Nicholson
                           2003). La morte e’ spesso causata da polmonite virale primaria o da infezioni
                           respiratorie batteriche secondarie, specialmente in pazienti con malattie polmonari o
                           cardiopolmonari preesistemti. I molto giovani e gli anziani sono comunemente piu’
                           a rischio di sviluppare complicazioni gravi; tuttavia, durante una pandemia, c’e’
                           uno spostamento della mortalita’ verso fasce d’eta’ piu’ giovani (Simonson 1998).
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