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10   Influenza


                           da tutti i giorni. Questo va ricordato. Non e’ consigliabile trattare una tigre come
                           fosse un gatto.

                           Impatto Mondiale


                           Epidemie e pandemie.
                           L’influenza e’ una grave malattia respiratoria che puo’ essere estenuante e causare
                           complicazioni che possono portare a ospitalizzazione e decesso, soprattutto negli
                           anziani. Ogni anno il conto mondiale delle epidemie influenzali e’ probabilmente di
                           3-5 milioni di casi con malattia grave e 300,000 – 500,000 decessi. Il rischio di
                           malattia grave e morte e’ maggiore tra individui di eta’ > 65 anni, bambini di eta’ <
                           2 anni, e in persone che soffrono di condizioni mediche che le collocano a maggior
                           rischio di sviluppare complicazioni dovute a influenza (CDC 2005)

                           Nuove varieta’ di virus A dell'influenza in grado di causare epidemie vengono alla
                           luce ogni anno o due grazie all’introduzione di specifiche mutazioni puntiformi in
                           due glicoproteine presenti sulla superficie del virus: emagglutinina (HA) e
                           neuraminidasi (NA). Le nuove varieta’ sono in grado di eludere le difese dell’ospite
                           umano e di conseguenza non si verifica (contariamente a quanto accade con vaiolo,
                           febbre gialla, poliomielite, e morbillo) un' immunita’ durevole  contro il virus ne’
                           dopo infezione per vie naturali ne’ dopo vaccinazione. Questi cambi nell’
                           antigenicita’ dei virus A dell’influenza, che sono permanenti e di piccola entita’,
                           vengono chiamati “antigenic drift” (deriva antigenica) e sono alla base della
                           regolarita’ nell' occorrenza delle epidemie influenzali (Figura 1).  In aggiunta, e’
                           possibile provare che discendenze multiple di uno stesso sottotipo di virus possono
                           co-circolare, persistere, e riassortire seguendo modalita’ epidemiologicamente
                           significative (Holmes 2005).
                           Al contrario dalle epidemie, le pandemie sono occasionali e occorrono con una
                           frequenza che va dai 10 ai 50 anni. Sono documentate storicamente fin dal XVI
                           secolo  (WHO 2005b)  con almeno 31 pandemie documentate negli ultimi 400
                           anni  (Lazzari 2004).  Durante il ventesimo secolo, si sono verificate tre
                           pandemie influenzali (tabella 1). Il loro impatto dal punto di vista della mortalita’
                           varia da devastatore a moderato o tenue  (Simonson 2004). La pandemia del
                           1918 fu causata da un virus H1N1 di origine apparentemente aviaria  (Reid
                           1999), mentre le varianti che causarono le pandemie successive – H2N2 nel 1957
                           e H3N2 nel 1968 – furono virus riassortiti che contenevano geni derivati da virus
                           aviari: tre nel 1957 (emagglutinina, neuramindase, e RNA polimerase PB1) e due
                           (emagglutinina e PB1) nel 1968 (Kawaoka 1989). Cambi di questo genere che
                           alterano l’antigenicita’ di un virus influenzale in maniera drammatica sono definiti
                           “antigenic shift” (spostamento antigenico) (Figura 2)
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